Ciao, ho trascorso alcune settimane in Italia ed e’ per questo che sono, per cosi’ dire, ‘scomparsa dalla scena’. Ora eccomi qui a parlarvi del pet service ossia della messa degli animali domestici che si e’ celebrata nella chiesetta del mio villaggio qui in Galles. Puntualmente vengo invitata non solo alla messa domenicale ma anche a tea e soup parties tenuti all’interno dell’antica chiesa. Sono appuntamenti in cui la piccola congregazione si ritrova per sorseggiare il te’, assaggiare dolci o degustare zuppe, il tutto organizzato dalle donne del villaggio. Lo scopo e’ quello di conoscersi, socializzare, rafforzare lo spirito comunitario e raccogliere donazioni. Questa volta pero’ si trattava di qualcosa di molto diverso. Non avevo mai sentito parlare prima di allora del pet service e men che meno vi avevo mai partecipato. Nonostante i dichiarati buoni propositi, queste iniziative mi lasciano spesso sospesa in un dubbio amletico: se da un lato apprezzo il desiderio di volermi includere nel loro mondo, dall’altro tendo a considerarle delle stravaganze britanniche. Robe da non credersi - pensai tra me - mangiare e bere in chiesa e ora anche gli animali! “Certo” mi spiego’ paziente la moglie del nostro vicario, intercettando la mia titubanza di italiana cresciuta in un ambiente cattolico di tradizione “si tratta di una messa speciale per festeggiare i nostri fedeli amici a quattro zampe, grandi e piccoli: cani, gatti, conigli ma anche tartarughe, pesciolini rossi o pappagallini. Insomma tutti gli animali che condividono la nostra quotidianita’ sono invitati all’altare per celebrare God’s Creation”. Ma mi aspettava anche un’altra sorpresa... Leggete il racconto completo su www.laumassa.blogspot.com
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Ciao, oggi vi voglio raccontare di Edie, la mia vicina di casa qui in Galles che il 7 di maggio ha spento ben centotre’ candeline. Ora sono sicura che vi immaginate la tipica nonnina, un po’ fragile e malferma nelle gambe, che con l’eta’ ha perso una certa dimestichezza con date, numeri e nomi, ma che ha raggiunto grazie alle tante esperienze di vita, il dono della ponderatezza e della cordialita’. Insomma un’anziana signora dalle mille rughe ma dal cuore grande e benevolo. Giusto? Bene, niente di tutto questo! Edie ha la capacita’ di freddare con una sola delle sue sulfuree battute ogni stereotipo sull’anziano che potrebbe albergare nella mente di chi, per ingenuita’ e un po’ per inesperienza, non ha ancora avuto la fortuna (o sfortuna) di incrociare il suo cammino. C’e’ un aggettivo in inglese che definisce Edie, cantankerous, detto di persona dal carattere spigoloso e irascibile, che assomiglia molto al veneto... cancara. Quindi quel pomeriggio del 7 maggio, son partita preparata per andarla a festeggiare e armata di ...santa pazienza!
Potete leggere la continuazione del mio racconto sull’eccentrica nonnina sul mio Blog www.laumassa.blogspot.com. Sono sicura che vi divertirete! In una giornata come questa, in cui il cielo e’ grigio e non ti viene voglia di uscire di casa, mi viene spontaneo chiedermi: “Che ci faccio qui, in Gran Bretagna, nella sconfinata Valle di Glamorgan, lontano dall’Italia dove invece oggi splende il sole?” Beh, diciamo che conto le pecore!
Effettivamente dalla mia finestra di pecore ne vedo a bizzeffe. A contarle pero’ non ci riesco proprio. Sono un’infinita’ di puntini bianchi a 360 gradi, come tante costellazioni luminose in un grande cielo verde. In questi giorni hanno partorito e le vedi raggruppate a piccoli nuclei famigliari. L’altro giorno, passeggiando lungo la stradina di campagna, assorta nella mia nuvoletta di bizzarrie mentali, ho improvvisamente notato un involucro umido e viscido cadere nell’erba con un impatto sordo. Velocemente si sono divincolate delle zampette lunghe e traballanti, che si sono raddrizzate grazie alle piccole spinte di incoraggiamento del muso di mamma pecora. Assistere all’attimo in cui nasce la vita mi ha riportato a terra, azzerando i miei arzigogoli cerebrali. E mi ha riempito di buonumore. Leggete la continuazione del mio racconto su www.laumassa.blogspot.com Ho trascorso le vacanze pasquali nella mia cittadina in Italia e sono stata d’incanto! C’erano i peschi e i ciliegi in fiore, sembravano tante coppie di sposi fiammeggianti che si guardavano e si abbracciavano lungo i pendii delle colline, lui vestito di bianco e lei di rosa. C’era un bel sole caldo e con mio marito abbiamo trascorso alcuni giorni ai bagni termali nei colli euganei dove ci sono le piscine scoperte con i getti d’acqua sulfurea, le vasche idromassaggio e le doccie emozionali. Poi siamo andati a fare delle lunghe passeggiate nei boschi vicino a casa e dei giri in bicicletta. In questo periodo si vedono centinaia di ciclisti sulle strade dei colli. La domenica mattina li vedi sfrecciare a gruppi numerosi (l’ultima volta ne abbiamo contati una settantina), tutti vestiti con gli stessi colori. Nella mia zona, il Veneto, il ciclismo sembra essere lo sport amatoriale per eccellenza. Tutti si divertono a correre lungo le strade meno frequentate dalle auto, sia grandi che piccini. E cosi’ anch’io mi sono accodata ai gruppi con mio marito inglese che prima di conoscermi non sapeva neppure andare in bicicletta!
Questi e altri racconti su www.laumassa.blogspot.com Si chiamavano Maria e Giovanni, ma per me erano gli zii di campagna, anche se in realtà non esistevano vincoli di parentela. Da piccola trascorsi lunghi periodi nella loro casa e con il tempo mi affezionai a quegli zii, così diversi da mamma e papà, anziani e legati al ritmo della terra, al lavoro nei campi e agli animali a cui badare quotidianamente nella stalla.Una notte lo zio Giovanni, che dormiva con la zia nella mia stessa stanza, si svegliò di soprassalto, scese le scale di corsa, attraversò il cortile e s’infilò nella stalla. Lo seguii di nascosto e fu così che assistetti alla nascita di un vitellino. Ma più di ogni altra cosa mi divertivo a entrare di soppiatto nel laboratorio del loro figlio Renzo per spiare tra i suoi arnesi da lavoro dalle forme più bizzarre. M’incantavano quelle matasse aggrovigliate fatte di fili elettrici, attrezzi e pezzi di metallo. Renzo si divertiva a costruire giocattoli per me, come la macchinetta a pedali, il triciclo e il telefono senza fili. Fu lui a insegnarmi le prime parole in inglese: I am a beautiful girl, che mi faceva ripetere mentre io lo guardavo dal basso all’alto e gli strappavo la promessa che un giorno, quando sarei diventata grande, mi avrebbe sposato. Il giorno più bello fu quello in cui Renzo mi regalò un paio di ali bianche, fatte di piume morbide e leggere, che lui aveva costruito per me. Me le applicò sul dorso, appoggiate alle scapole e... mi insegnò a volare! Mi suggerì di allargare le ali e aspettare che la brezza del vento le scuotesse, e poi, di liberare la mia fantasia per sollevarmi nell’aria come un angelo e innalzarmi sopra gli alberi, le case e i campi di papaveri, su... su... sempre più in alto, con le ali di Icaro, per atterrare, infine, nel giardino della mia casa. Lì avrei rivisto mamma e papà e raggiunto i miei tanti fratelli, per far vivere anche a loro la magia delle mie ali incantate.
Altri racconti su www.laumassa.blogspot.com Domenica primo marzo era festa di St. David, il patrono del Galles, il Paese dove vivo nel Regno Unito. Al mattino mi sono recata alla chiesetta del mio villaggio che risale al 1100 e si erge sulla cima di un promontorio nel centro del paese. La messa era celebrata per meta’ in lingua celtica in onore di Saint David, monaco gallese vissuto nel 500 e considerato un San Francesco locale per il suo amore verso gli animali e la regola ispirata ad una vita semplice e ascetica. Quando i fedeli hanno intonato gli inni in celtico, io mi sono guardata attorno un po’ perplessa. Nonostante gli innumerevoli tentativi, questa lingua non riesco ancora a ‘masticarla’. E’ gutturale e dura quanto le miniere di carbone che abbondano in queste valli. Per un istante mi sono sentita un ‘pesce fuor d’acqua’. Ma poi ecco: tra me e me considero che i Celti sono vissuti anche la’ dove sono nata, nell’Italia orientale, dove ancora sussistono le loro tracce in certi suoni e vocaboli del dialetto veneto e forse non sono poi cosi’ alieni dalle mie radici e dal mio DNA. L’estraniamento iniziale si e’ cosi’ piano piano stemperato e, seppur titubante, mi sono unita al coro della piccola comunita’. L’intera storia la potete leggere sul mio blog www.laumassa.blogspot.com Vorrei anche sapere qualcosa di voi che mi ascoltate. Siete italiani che vivete all’estero? Qual e’ la vostra esperienza? E’ simile alla mia o diversa? Vi piace cio’ che racconto? Mi piacerebbe davvero ricevere i vostri commenti, sul mio blog o sul sito www.italianlearnerforum.weebly.com Ciao!
Questa mattina nelle acque di una vasca idromassaggio in Sussex, i miei piedi hanno urtato contro quelli di una signora dai capelli color platino e gli occhi grandi e scuri.“Mi scusi...” ma poi mi correggo “oh, sorry!”
“Anch’io sono italiana” risponde la signora “e mi scuso per il mio orribile accento inglese.” La signora mi racconta la sua storia. Si chiama Francesca, 75 anni di eta’, ed e’ figlia di emigranti italiani. I genitori se n’erano andati da un villaggio vicino a Lucca negli anni 30. Come molti connazionali, la poverta’ e la fame li avevano spinti a cercare lavoro oltre Manica. Cominciarono con un piccolo business di fish and chips, pesce e patate. Allo scoppio della guerra l’Italia e l’Inghilterra si ritrovarono nemici. L’Italia si era alleata con la Germania di Hitler, mentre l’Inghilterra con la Russia di Stalin. Per ordine di Churchill tutti i maschi italiani di eta’ compresa tra i 17 e i 70 anni furono radunati nel cuore della notte e internati in campi di prigionia inglesi. Il padre di Francesca fu rinchiuso nell’Isola di Man, nel mare d’Irlanda.Torno’ in Italia ma solo per morire, a causa delle privazioni e le sofferenze vissute in prigionia. Leggete la storia completa su www.laumassa.blogspot.com A Carnevale ogni scherzo vale! E’ questa infatti la festa piu’ allegra ed esilarante dell’anno che coinvolge bambini e adulti. Ognuno di noi puo’ dare libero sfogo alla creativita’, travestirsi, mascherarsi e giocare con la propria identita’. Di tradizione il Carnevale inizia il giorno dopo l’Epifania e culmina a febbraio con il martedi’ grasso, il giorno prima dell’inizio della Quaresima. Sin da bambina ho sempre amato il Carnevale per gli spettacoli nelle piazze, le sfilate di carri mascherati, il tripudio di suoni, colori, stelle filanti e coriandoli. E’ anche e soprattutto una festa per il palato per l’abbondanza e la varieta’ di dolci a disposizione, come i crostoli e le frittelle. La mia passione e’ il Carnevale di Venezia, il piu’ antico e affascinante d’Europa. Piazza S. Marco, le calli e i campi sono invasi da maschere festose che ballano, cantano e si divertono a fare scherzi. A volte pero’ lo scherzo puo’ essere pesante. Mi e’ capitato di vedere a Venezia la notte di Carnevale ragazzi scaraventati dentro il canale. A febbraio l’acqua e’ gelata! Potete leggere altre storie su www.laumassa.blogspot.com
Questa settimana ho avuto un’esperienza emozionante: ho incontrato alcuni ragazzi italiani tra i 16 e i 19 anni di eta’. Frequentano un Collegio Internazionale chiamato il Collegio del Mondo Unito, che e’ situato in un villaggio vicino al mio nel Galles. La scuola riunisce studenti da tutto il mondo, selezionati sulla base del merito, con lo scopo di promuovere la pace e la cooperazione internazionale attraverso il dialogo tra studenti di culture diverse. Mi e’ stato chiesto di tenere una lezione su un poeta italiano moderno, Edoardo Sanguineti. Ero emozionatissima non solo perche’ erano anni che non entravo in una classe di studenti ma anche e soprattutto perche’ era la prima volta che mi incontravo con dei connazionali cosi’ giovani. Ci siamo presentati e alla fine mi hanno ringraziato perche’, hanno detto, era da molto che non assistevano ad una lezione in lingua italiana. Anch’io li ho ringraziati ma soprattutto ho ammirato il loro entusiasmo e l’ideologia che li contraddistingue.
“Dov’e’ la mia casa?” si chiedeva il vecchietto immerso nelle nebbie polesane in Amarcord, il celebre film di Federico Fellini. A volte me lo chiedo anch’io. Dov’e’ la mia casa, in Gran Bretagna dove vivo per la maggior parte dell’anno, o in Italia dove sono nata? Per le vacanze natalizie sono tornata nel mio villaggio nel Veneto che e’ spesso immerso in una coltrina di nebbia uggiosa. Sono stata alla messa nella chiesa locale e ho subito notato una cosa interessante. A differenza delle chiese inglesi, quasi sempre vuote, la chiesa del villaggio italiano era stracolma di fedeli. Ad officiare c’erano due sacerdoti affiancati da sette giovani chierichetti. Nella balconata sopra l’ingresso i cantori intonavano le diverse melodie accompagnati dal suono della chitarra. L’atmosfera non era quella di una cerimonia retriva e stantia ma si trattava di una corale solenne e autentica, dove tutti partecipavano a gran voce. Alla fine sono stata accolta dal sorriso delle mie ex alunne: Sarah, Angela e Mariangela. E mi sono sentita a casa!
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A Day in ItalianLaura MassarottoI am a native Italian speaker living in Wales with a vast experience of teaching Italian to all levels via Skype. Archives
July 2015
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